Con le armi di Dio

Pareva di respirare aria di primavera con la diminuzione dei contagi, dopo due lunghi anni di Covid, ma siamo piombati su fatti dolorosi di una guerra straziante. Il bene e il male solo Dio li può giudicare.
Ci hanno insegnato che Dio è un Padre buono e tutto ciò che fa o permette, nasconde un disegno di bene, ma quanto è difficile credere e affidarsi a Lui  di fronte a tanta sofferenza sulla quale i media hanno acceso i riflettori, o anche di fronte a guerre che non si vedono, a sofferenze silenziose di troppe famiglie, di troppe creature innocenti? Ma… noi, cosa possiamo fare? Il dolore scuote il cuore, mette a nudo la nostra impotenza e ci spinge verso una comunione, una fratellanza più vera. Non ci si abitua alla sofferenza, fa sempre tanto male, ti arriva nel profondo delle viscere stringendole in una morsa che stride contro il nostro profondo anelito di vita.
Il rifiuto, la ribellione, la solidarietà sono poca se tutto finisce in un sentimento di compassione e non ci porta ad alzare lo sguardo verso il crocefisso per tirar fuori dal cuore una preghiera semplice, umile, ma forte! È un grande atto d’amore, di affetto di vicinanza che possiamo compiere tutti. «Padre perdonaci, Padre aiutali, per i meriti di Cristo che ha dato la vita per noi». Sono le armi di Dio che Papa Francesco ci sollecita a usare; noi Salesie ci uniamo a tutta la Chiesa in una corale preghiera per la pace. In ogni istante del giorno e della notte, grazie ai fusi orari, qualcuna di noi sosta in adorazione davanti all’Eucaristia. Ci siamo tutte in questa comunione silenziosa, a volte taciuta, ma mai sterile o inutile, a intercedere perché cessi questa follia.