Portarli dentro…pensarli nel futuro

La Casa famiglia Salesia situata a Roma in Via Anapo, 17, ha iniziato a vivere e pulsare il 18 dicembre 2017 con l’arrivo di 6 bambini trasferiti tutti da una casa famiglia in chiusura.
La sua vita sembra breve, ma si inserisce in un solco ben più profondo di servizio educativo che parte dal 1740 quando il nostro Fondatore don Domenico Leonati, attento alle situazioni di disagio del suo tempo, istituisce a Padova un Conservatorio per fanciulle povere e ne affida la direzione a un gruppo di giovani educatrici. Da allora, nell’evoluzione della storia, abbiamo cercato di vedere i bisogni educativi come don Domenico e ci siamo dedicate ad essi. Sono sorte così le prime scuole popolari gratuite in Padova e, verso la metà dell’800, il Collegio delle educande, con un istituto comparabile, oggi, ad un passato Istituto magistrale. Ci siamo inserite negli orfanotrofi e nei collegi per le Enaoline; abbiamo iniziato l’accoglienza dei mutilatini di guerra e dal 1991 a fianco di don Carlo Gnocchi http://www.santiebeati.it/dettaglio/91128, a Padova è stata avviata la prima casa famiglia che ha già accolto oltre 90 tra ragazze e bambine. Accogliamo bambini dai 3 anni ai 10 in disagio familiare. Sono minori che, dopo una segnalazione ai servizi sociali, valutata la situazione familiare, vengono allontanati dalla famiglia d’origine o adottiva fino a una soluzione della loro situazione come prevede il decreto del Tribunale per i minorenni. Questa è una sintesi molto fredda, ma dietro a queste azioni e scelte c’è la vita di questi bambini e delle loro educatrici. https://www.salesie.it/index.php?option=com_content&view=article&id=192:le-vergini-di-vanzo&catid=63&Itemid=1027
Madre Teresa ha coniato un’espressione che suona così: “Serviamo i più poveri tra i poveri”. Direi che questi bambini vanno collocati in questa categoria.
Ad essi bambini viene chiesto di lasciare la famiglia, la casa, la scuola, gli amici, il territorio, i parenti per essere collocati altrove. Sono bambini che senza colpa vengono a volte discriminati, segnati a dito a scuola dai compagni e dalle loro famiglie, bambini che a volte si vergognano della loro condizione…
Noi salesie, sulla scia del Fondatore, ma ovviamente sull’invito del Vangelo, ci portiamo dentro questi piccoli, cerchiamo di accoglierli perché crediamo fermamente che c’è la possibilità di una vita diversa anche per loro. Vivendo con loro, li pensiamo nel futuro e agiamo nel presente educandoli come figli. Sono bambini che a volte ti mettono alla prova e manifestano la rabbia in molti modi. In questi momenti duri del “portarseli dentro”, ti giochi tutto perché li devi amare gratis, per quello che sono di bello.
Non è semplice coltivare l’attenzione per ciascuno nella quotidianità, scoprire, cogliere, far emergere, valorizzare capacità e attitudini, sostenere e incoraggiare, costruire autostima, riconoscimento di sé, assumere le loro fragilità e tutte le loro domande sul futuro e sul passato, o rispettare i loro silenzi, aiutandoli anche ad esprimere i desideri o i disagi. Eppure, con l’aiuto di Dio si può fare.