
19 Mar San Giuseppe
“San Giuseppe è quel Santo che il mio cuore ama”. (S. Francesco di Sales)
Nel mese di marzo invochiamo ogni giorno S. Giuseppe con una preghiera comunitaria. È un Santo molto caro alla Congregazione, “modello di silenzioso e fiducioso abbandono alla volontà di Dio” (Direttorio art. 30). Il nostro Fondatore don Domenico Leonati ha attinto questa devozione da San Francesco di Sales e l’ha trasmessa alle sue figlie. S. Francesco teneva un’unica immagine nel suo breviario: quella di S. Giuseppe perché lo riteneva un soave e sapientissimo maestro di spiritualità e aveva riposto in lui una grandissima fiducia. Gli dedicò la prima chiesa che eresse nella città di Annecy e lo lasciò come guida e maestro di una vita interiore nascosta con Dio, a Santa Giovanna Francesca di Chantal. «Non trovo niente di più dolce per la mia immaginazione», scrive S. Francesco, «che vedere il piccolo Gesù tra le braccia di questo grande Santo chiamandolo mille e mille volte papà, nel suo linguaggio infantile e con un cuore filiale e amorevole». S. Francesco chiama S. Giuseppe con gli appellativi che sono nel Vangelo: “padre, sposo, uomo giusto”. Anche Maria si rivolge a Giuseppe con il nome di papà: “Tuo padre e io ti cercavamo!” (Lc 2, 41). Giuseppe viene presentato come colui che durante l’infanzia e la giovinezza era solito prendersi cura del proprio figlio. S. Francesco, con estrema semplicità, fa questo esempio: «Quando una colomba prende un dattero e lo lascia cadere in un giardino, la palma che produce appartiene al proprietario del giardino”, così Giuseppe è il papà di Gesù. Usando le parole di “padre o papà”, Francesco vuole sottolineare la dolcezza e l’amore con cui Giuseppe si è occupato dell’educazione di Gesù. A Giovanna di Chantal scrive che «il papà di Gesù è colui che tante volte ha coccolato e cullato il nostro Salvatore, colui che l’ha nutrito con il suo lavoro guadagnando il pane con il sudore del volto. Giuseppe ha nutrito l’amore del nostro amore, ha circondato Maria di dolcezza e non l’ha mai abbandonata. Con fermezza e solidità è andato avanti, cercando di mettere in pratica la volontà di Dio». Possiamo prendere esempio da lui nel compiere noi stessi la volontà di Dio. «Giuseppe ha anteponendo la volontà di Dio alla nostra. È il Salvatore del Salvatore del mondo perché ha salvato suo figlio dalle mani di Erode. A questo proposito desidero pensare alla stima che dobbiamo avere per la sollecitudine, l’aiuto e l’assistenza di coloro che Dio pone vicino a noi per aiutarci a camminare con sicurezza sulla via della perfezione».
Tra le caratteristiche di S. Giuseppe spiccano l’obbedienza e la prontezza. «Non dice una parola per esimersi dall’obbedire, ma parte immediatamente e fa tutto ciò che gli ha ordinato l’Angelo. Questa è perfetta obbedienza. S. Giuseppe ci insegna in che modo dobbiamo imbarcarci sulla nave della divina Provvidenza, senza pane o biscotti, senza remi, senza timone, senza vele, senza alcuna sorta di provviste e lasciare tutta la cura di noi stessi a nostro Signore, senza alcun timore di ciò che potrà accadere. Contare sulla Divina Provvidenza significa abbandonarsi totalmente alla volontà di Dio, credendo fermamente che Dio provvederà ad ogni cosa. Questo non è altro che uscire da se stessi e lasciare dietro di sé il vecchio io per conformarsi alla volontà del Signore».
Un’altra caratteristica di S. Giuseppe è l’umiltà. Vediamo il modo con cui egli ha nascosto i grandi doni e privilegi ricevuti da Dio stesso. È come la palma che in primavera tiene nascosti i suoi fiori mentre tutti glialtri alberi li fanno vedere, non li proteggono dal freddo della primavera causandone, a volte, la morte. Gli uomini sono proprio come questi alberi, “non appena scoprono in sé qualche virtù, non si danno pace finchè non l’hanno fatta sapere a tutti. La palma non lascia vedere i propri fiori fino a quando il forte calore del sole non riesce a farli aprire. Allo stesso modo S. Giuseppe tiene nascosti i propri fiori, ovvero le sue virtù, sotto il velo dell’umiltà fino alla morte.» È sempre stato un uomo fermo, coraggioso, costante e perseverante.
La povertà è un’altra caratteristica di S. Giuseppe. Diverse volte Francesco di Sales fa riferimento alla mangiatoia di Betlemme, alla permanenza in Egitto o a Nazareth dove Giuseppe lavorava per guadagnare il pane quotidiano. La famiglia di Nazareth ha accettato la povertà come fosse parte del piano di Dio. Maria e Giuseppe amavano
la povertà come un dono.
Possa l’esempio di questo S. Giuseppe esserci maestro con le sue virtù.